Risorse selezionate:

Compete.com > azienda americana specializzata nell’analisi del traffico web.

“un tempo esistevano le classificazioni, ora esistono i link! Un’idea che Clay Shirky nel suo articolo Ontology is Overrated: Categories, Links, and Tags descrive particolarmente bene.”

ccmixter.org > nuvola di tag

mappa inteerattiva > http://www.google.org/flutrends/intl/it/ca/#CA  (2008)

“Taggare per scoprire, non per ordinare.” (Andreas) […]

Raccolta di tag  http://piratepad.net/ltis13-tag.

 

 

 

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Lo strano modo -> #ltis13 <- di trovarci – trascrizione di Claude Almansi

Claude Amalsi nel suo blog ha riportato la trascrizione dell’audiopost di Andreas che riporto integralmente qui sotto.

Lo strano modo -> #ltis13 <- di trovarci – trascrizione

May 10, 2013 by | 11 Comments

Vedi Lo strano modo -> #ltis13 <- di trovarci e il commento #5 di Maria Grazia [Fiore] a Audiopost: dal caos al villaggio operoso – #ltis13.

Trascrizione

[Andreas Formiconi] È una giornata con poco tempo. Non sono riuscito a scrivere e non so se ce la faccio. Forse riesco a usare questo spostamento in auto.

Con questo post si inizia la seconda parte del percorso che avevo in qualche maniera preannunciato nel precedente audiopost, quello audiomobilistico sofferto.

Ma in realtà, non chiedo ora – di proposito, non perché non abbia tempo – non chiedo di far un account in Diigo, in Delicious, o in Scoop.It, o in quello dell’albero delle perle – non mi ricordo bene, mi pare si chiami così – o qualche altro attrezzo.

Non vi chiedo di pensare all’ennesima pagina colorata dalle mirabolanti promesse.

Non vi chiedo di pensare a niente di tecnologico, di non fare niente.

Vi chiedo anzi di non avvicinarvi al computer per questo primo passo. Non lo toccate nemmeno – cioè, usatelo per i fatti vostri, ma non per questo.

Vi chiedo di riflettere, quando avete tempo. Riflettere, si riflette in tutti quegli interstizi della giornata, appunto in auto, o portando fuori il cane, o portando i bambini a fare qualche cosa, aspettandoli.

Di riflettere anche due-tre giorni, non fare nient’altro che riflettere. Al massimo prendere un foglio di carta e una penna, e scrivere.

Scrivere cosa? Riflettere su cosa?

Un attimo. Il problema, qui, è la quantità.

Non è un problema nostro, è spesso IL problema.

Dunque, gli iscritti, nello specifico nostro, sono ufficialmente 472. Gli attivi misurati con l’iscrizione di un blog sono su i 170 – misura che ha i suoi difetti dell’essere attivo o meno, ma insomma, non ci si va tanto lontano, probabilmente.

I visitatori quotidiani, cioè le persone che visitano il blog tutti i giorni – non le pagine viste, quelle son migliaia, ma le visite, cioè le persone che accedono almeno una volta al giorno al blog – si aggirano in questi ultimi 20 giorni sulle 300-350.

Quindi, diciamo, questi numeri danno l’ordine di grandezza.

Ora, è obiettivamente difficile pretendere di sapere tutto ciò che viene detto, tutto ciò che succede, anche perché tutti hanno tempo relativo, poco tempo.

È un corso che si fa, questo – cioè ha il vantaggio di essere completamente asincrono, per cui uno lo fa quando può, e questo non è poco. Comunque, va a finire che lo fa dopo cena, lo fa qualche domenica pomeriggio, eccetera.

Dall’altro canto, sta succedendo quello che deve succedere, e in una misura che mi pare qualitativamente già soddisfacente: cioè persone che dicono: “Ma io vorrei – c’è qualcun altro che ha il mio problema?”

Ora mi viene in mente – non, perdonatemi, ora, guidando, non ricordo i nomi, ma – “Io sono dalle parti di Novara, mi occupo – sono un’insegnante di sostegno, ho bisogno, vorrei trovare, parlare con altri che hanno bisogno di sostegno.” Dice qualcosa del genere.

Per l’appunto, nel percorso precedente, linf12, c’era un’insegnante di sostegno che mi aveva fatto – io non so niente, quasi niente di queste cose – ma mi aveva fatto capire che aveva – effettivamente gli insegnanti di sostegno molto spesso hanno bisogno di sostegno, per una serie di problemi che sapete meglio di me.

Inutile che ora stia a snocciolare in maniera goffa cose di cui gli interessati sanno benissimo, conoscono benissimo, insomma.

Ho riempito due pagine con comunità potenziali di questo tipo che ho desunto da segnali: quella richiesta esplicita, ecc.

Ma come fare a tirar fuori queste potenziali commissioni (?) commistioni [1] ?

Potrei stabilire delle categorie: una l’abbiamo già detta, insegnanti di sostegno. Se ne potrebbero pensare altre. Ma il problema è che, molto spesso, le cose interessanti sono quelle che non si potevano prevedere.

Mario Calabrese aveva introdotto, commentando appunto il post sulle categorie e sui tag, aveva introdotto un concetto interessante che rappresenta una branca relativamente recente dell’analisi dei dati, che è il data-mining, cioè, letteralmente, andare a frugare, a scavare nei dati.

È una branca dell’analisi dei dati che è emersa nel mondo contemporaneo che è caratterizzato da grandi, grandissime, smisurate messi di dati e nelle quali è praticamente impossibile andare a cercare a priori delle cose che ci si aspetta di trovare, anche perché il valore di tali messi di dati sta proprio nel fatto che potrebbero contenere schemi, strutture di dati e dati imprevisti.

Cioè le caratteristiche emergenti: perché la cosa funzioni, bisogna che ciascuno si connoti adeguatamente nel sistema. Adeguatamente significa utilizzando un meccanismo che possiamo congegnare: ed è quello del tagging.

In pratica, ognuno deve appiccicare a se stesso delle etichette, i tag: si deve taggare. Non necessariamente in modo univoco. Uno può avere due, tre, quattro interessi preminenti e quindi, generare un set di tag per ciascuno di questi interessi.

Beh, come fare a fare questo?

Ma ecco che torna utile avere costruito i blog. Allora molti di voi, molti hanno parlato delle proprie esperienze didattiche, delle proprie pratiche, dei propri problemi e continueranno a farlo. Forse lo faranno ancora di più, che è più chiaro ora, forse, a cosa si stava andando a parare. Benissimo.

Allora, se uno ha parlato di una pratica dove s’impiega la musica in una certa tipologia di scuola, avrà scritto un post o due post, o più, su questo argomento. Bene, si tratta di prendere l’indirizzo di quel post e associarlo a dei tag.

Ora, non stiamo a confonderci se questo lo faremo in Diigo o in un altro sistema. Non ci distraiamo con le specificità tecniche della macchina ma concentriamoci sul concetto.

E questa è una cosa che la si fa bene facendo una passeggiata o scrivendo, o buttando giù degli appunti in veranda: va bene la sera o a veglia.

Si tratta quindi, per quel certo argomento descritto in quel post o, volendo, anche in un commento – come avete visto, ogni commento ha il suo link, il suo permalink – al mio blog o quelli degli altri: va benissimo.

Potrebbe anche essere un’altra risorsa: uno potrebbe avere un sito scolastico dove si parla di una certa cosa: benissimo, si tratta di prendere l’indirizzo di quel sito o l’indirizzo di una certa parte di quel sito e associarlo, connotarlo con una serie di tag pertinenti.

Si tratta quindi di pensare a questi tag. Guardate che non è banale. È la questione della ricerca delle parole chiave. Allora si tratta di trovare delle parole, se possibile uniche, semplici, non troppe, che connotino con precisione la questione.

Non pensate al congegno software o al servizio web o quello che è. Al massimo pensate a quella macchina, che poi, quando uno la usa, si deve illuminare quando ci mette quella certa etichetta.

Vale a dire che una volta che, in alcuni giorni, in una settimana, dieci giorni, quello che sarà – non ha poi tanta importanza – avremo tutti fatto abbastanza questo mestiere, poi succederà che in questa macchina, quando io scriverò “sostegno”, si accenderanno delle lucine e io andrò a vedere.

E lì magari scoprirò – scoprirò – quelli che mi erano magari sfuggiti andando a vedere i blog a mano, quelli che erano sfuggiti nella normale vita della comunità dove non si può evidentemente tenere traccia di tutto.

[1] Grazie a Monica Terenghi per la correzione commissione -> commistione.

(Nota sulla trascrizione:  ho fatto un falso video dal file audio di Andreas, l’ho caricato su YouTube, poi ho trascritto il video YouTube con Amara.)

Commento: gli alessandrini già taggavano

Fa benissimo Andreas a insistere sul fatto che il taggare non è una cosa tecnologica. Gli scoliasti alessandrini già taggavano i manoscritti nei margini. Infatti li chiamavano scoliasti perché in greco, quei tag marginali si chiamavano scolie.  A volte le scolie erano più lunghe, piuttosto commenti, d’accordo. Però lo stesso, se riuscivano a produrre concordanze e roba simile, gli eruditi dell’antichità taggavano i testi.

In famiglia abbiamo sempre taggato. A liceo ho letto l’Odissea di Omero su un libro taggato da mio fratello maggiore, da mio padre e forse da altri prima di lui, perché l’aveva comprato di seconda mano. Poi l’ha taggato io fratello minore.  Idem per Jacques le fataliste di Diderot. Lì ho cominciato io, mettendo delle stelline ogni volta che Jacques evocava il destino (“è scritto nelle stelle”), poi altri simboli, indicizzandoli con n° di pagine nelle pagine bianche all’inizio del libro. Poi ha continuato mia sorella minore, poi mia figlia … poi il libro è caduto a pezzi.

Allora ovvio, appena ho avuto sottomano cose Web 2.0 taggabili, le ho taggate. Una volta mi ero fatta un ID “taggatrice” su Wikispaces.com per un progetto: gli altri scrivevano, io passavo dietro con quell’ID e taggavo :D

Nel post che segue Claude spiega quale applicazione ha utilizzato. ”

Lo strano modo -> #ltis13 <- di trovarci – trascrizione

May 10, 2013 by | 11 Comments

Vedi Lo strano modo -> #ltis13 <- di trovarci e il commento #5 di Maria Grazia [Fiore] a Audiopost: dal caos al villaggio operoso – #ltis13.

Trascrizione

[Andreas Formiconi] È una giornata con poco tempo. Non sono riuscito a scrivere e non so se ce la faccio. Forse riesco a usare questo spostamento in auto.

Con questo post si inizia la seconda parte del percorso che avevo in qualche maniera preannunciato nel precedente audiopost, quello audiomobilistico sofferto.

Ma in realtà, non chiedo ora – di proposito, non perché non abbia tempo – non chiedo di far un account in Diigo, in Delicious, o in Scoop.It, o in quello dell’albero delle perle – non mi ricordo bene, mi pare si chiami così – o qualche altro attrezzo.

Non vi chiedo di pensare all’ennesima pagina colorata dalle mirabolanti promesse.

Non vi chiedo di pensare a niente di tecnologico, di non fare niente.

Vi chiedo anzi di non avvicinarvi al computer per questo primo passo. Non lo toccate nemmeno – cioè, usatelo per i fatti vostri, ma non per questo.

Vi chiedo di riflettere, quando avete tempo. Riflettere, si riflette in tutti quegli interstizi della giornata, appunto in auto, o portando fuori il cane, o portando i bambini a fare qualche cosa, aspettandoli.

Di riflettere anche due-tre giorni, non fare nient’altro che riflettere. Al massimo prendere un foglio di carta e una penna, e scrivere.

Scrivere cosa? Riflettere su cosa?

Un attimo. Il problema, qui, è la quantità.

Non è un problema nostro, è spesso IL problema.

Dunque, gli iscritti, nello specifico nostro, sono ufficialmente 472. Gli attivi misurati con l’iscrizione di un blog sono su i 170 – misura che ha i suoi difetti dell’essere attivo o meno, ma insomma, non ci si va tanto lontano, probabilmente.

I visitatori quotidiani, cioè le persone che visitano il blog tutti i giorni – non le pagine viste, quelle son migliaia, ma le visite, cioè le persone che accedono almeno una volta al giorno al blog – si aggirano in questi ultimi 20 giorni sulle 300-350.

Quindi, diciamo, questi numeri danno l’ordine di grandezza.

Ora, è obiettivamente difficile pretendere di sapere tutto ciò che viene detto, tutto ciò che succede, anche perché tutti hanno tempo relativo, poco tempo.

È un corso che si fa, questo – cioè ha il vantaggio di essere completamente asincrono, per cui uno lo fa quando può, e questo non è poco. Comunque, va a finire che lo fa dopo cena, lo fa qualche domenica pomeriggio, eccetera.

Dall’altro canto, sta succedendo quello che deve succedere, e in una misura che mi pare qualitativamente già soddisfacente: cioè persone che dicono: “Ma io vorrei – c’è qualcun altro che ha il mio problema?”

Ora mi viene in mente – non, perdonatemi, ora, guidando, non ricordo i nomi, ma – “Io sono dalle parti di Novara, mi occupo – sono un’insegnante di sostegno, ho bisogno, vorrei trovare, parlare con altri che hanno bisogno di sostegno.” Dice qualcosa del genere.

Per l’appunto, nel percorso precedente, linf12, c’era un’insegnante di sostegno che mi aveva fatto – io non so niente, quasi niente di queste cose – ma mi aveva fatto capire che aveva – effettivamente gli insegnanti di sostegno molto spesso hanno bisogno di sostegno, per una serie di problemi che sapete meglio di me.

Inutile che ora stia a snocciolare in maniera goffa cose di cui gli interessati sanno benissimo, conoscono benissimo, insomma.

Ho riempito due pagine con comunità potenziali di questo tipo che ho desunto da segnali: quella richiesta esplicita, ecc.

Ma come fare a tirar fuori queste potenziali commissioni (?) commistioni [1] ?

Potrei stabilire delle categorie: una l’abbiamo già detta, insegnanti di sostegno. Se ne potrebbero pensare altre. Ma il problema è che, molto spesso, le cose interessanti sono quelle che non si potevano prevedere.

Mario Calabrese aveva introdotto, commentando appunto il post sulle categorie e sui tag, aveva introdotto un concetto interessante che rappresenta una branca relativamente recente dell’analisi dei dati, che è il data-mining, cioè, letteralmente, andare a frugare, a scavare nei dati.

È una branca dell’analisi dei dati che è emersa nel mondo contemporaneo che è caratterizzato da grandi, grandissime, smisurate messi di dati e nelle quali è praticamente impossibile andare a cercare a priori delle cose che ci si aspetta di trovare, anche perché il valore di tali messi di dati sta proprio nel fatto che potrebbero contenere schemi, strutture di dati e dati imprevisti.

Cioè le caratteristiche emergenti: perché la cosa funzioni, bisogna che ciascuno si connoti adeguatamente nel sistema. Adeguatamente significa utilizzando un meccanismo che possiamo congegnare: ed è quello del tagging.

In pratica, ognuno deve appiccicare a se stesso delle etichette, i tag: si deve taggare. Non necessariamente in modo univoco. Uno può avere due, tre, quattro interessi preminenti e quindi, generare un set di tag per ciascuno di questi interessi.

Beh, come fare a fare questo?

Ma ecco che torna utile avere costruito i blog. Allora molti di voi, molti hanno parlato delle proprie esperienze didattiche, delle proprie pratiche, dei propri problemi e continueranno a farlo. Forse lo faranno ancora di più, che è più chiaro ora, forse, a cosa si stava andando a parare. Benissimo.

Allora, se uno ha parlato di una pratica dove s’impiega la musica in una certa tipologia di scuola, avrà scritto un post o due post, o più, su questo argomento. Bene, si tratta di prendere l’indirizzo di quel post e associarlo a dei tag.

Ora, non stiamo a confonderci se questo lo faremo in Diigo o in un altro sistema. Non ci distraiamo con le specificità tecniche della macchina ma concentriamoci sul concetto.

E questa è una cosa che la si fa bene facendo una passeggiata o scrivendo, o buttando giù degli appunti in veranda: va bene la sera o a veglia.

Si tratta quindi, per quel certo argomento descritto in quel post o, volendo, anche in un commento – come avete visto, ogni commento ha il suo link, il suo permalink – al mio blog o quelli degli altri: va benissimo.

Potrebbe anche essere un’altra risorsa: uno potrebbe avere un sito scolastico dove si parla di una certa cosa: benissimo, si tratta di prendere l’indirizzo di quel sito o l’indirizzo di una certa parte di quel sito e associarlo, connotarlo con una serie di tag pertinenti.

Si tratta quindi di pensare a questi tag. Guardate che non è banale. È la questione della ricerca delle parole chiave. Allora si tratta di trovare delle parole, se possibile uniche, semplici, non troppe, che connotino con precisione la questione.

Non pensate al congegno software o al servizio web o quello che è. Al massimo pensate a quella macchina, che poi, quando uno la usa, si deve illuminare quando ci mette quella certa etichetta.

Vale a dire che una volta che, in alcuni giorni, in una settimana, dieci giorni, quello che sarà – non ha poi tanta importanza – avremo tutti fatto abbastanza questo mestiere, poi succederà che in questa macchina, quando io scriverò “sostegno”, si accenderanno delle lucine e io andrò a vedere.

E lì magari scoprirò – scoprirò – quelli che mi erano magari sfuggiti andando a vedere i blog a mano, quelli che erano sfuggiti nella normale vita della comunità dove non si può evidentemente tenere traccia di tutto.

[1] Grazie a Monica Terenghi per la correzione commissione -> commistione.

(Nota sulla trascrizione:  ho fatto un falso video dal file audio di Andreas, l’ho caricato su YouTube, poi ho trascritto il video YouTube con Amara.)

Commento: gli alessandrini già taggavano

Fa benissimo Andreas a insistere sul fatto che il taggare non è una cosa tecnologica. Gli scoliasti alessandrini già taggavano i manoscritti nei margini. Infatti li chiamavano scoliasti perché in greco, quei tag marginali si chiamavano scolie.  A volte le scolie erano più lunghe, piuttosto commenti, d’accordo. Però lo stesso, se riuscivano a produrre concordanze e roba simile, gli eruditi dell’antichità taggavano i testi.

In famiglia abbiamo sempre taggato. A liceo ho letto l’Odissea di Omero su un libro taggato da mio fratello maggiore, da mio padre e forse da altri prima di lui, perché l’aveva comprato di seconda mano. Poi l’ha taggato io fratello minore.  Idem per Jacques le fataliste di Diderot. Lì ho cominciato io, mettendo delle stelline ogni volta che Jacques evocava il destino (“è scritto nelle stelle”), poi altri simboli, indicizzandoli con n° di pagine nelle pagine bianche all’inizio del libro. Poi ha continuato mia sorella minore, poi mia figlia … poi il libro è caduto a pezzi.

Allora ovvio, appena ho avuto sottomano cose Web 2.0 taggabili, le ho taggate. Una volta mi ero fatta un ID “taggatrice” su Wikispaces.com per un progetto: gli altri scrivevano, io passavo dietro con quell’ID e taggavo :D

Author: Claude Almansi

Freelance translator and subtitler, former teacher, human rights advocate – hence my interest in accessibility.

11 thoughts on “Lo strano modo -> #ltis13 <- di trovarci – trascrizione”

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  1. Grazie per la trascrizione del file audio di Andreas: Lo strano modo -> #ltis13 <- di trovarci.

  2. Grazie per la trascrizione, si può leggere e rileggere con calma. E’ utilissima!
    Sei proprio sempre pronta ad aiutare gli altri!

  3. Di niente, Vincenzo e Adriana: lo faccio perché serve anche a me. A parte che come Adriana, trovo più facile rileggere una trascrizione, anche se l’audio dà un contatto più “caldo” – mi interessa confrontare i sottotitoli automatici di YouTube con sottotitoli umani.

  4. Grazie per questa utilissima trascrizione,mi sarà di grande aiuto!Buona serata e un abbraccio

  5. Pingback: Lo strano modo -> #ltis13 <- di trovarci « Insegnare Apprendere Mutare
  6. grazie, al solito, ti ringrazio sempre… le casse del mio pc sono spente sempre per scelta, lascio ogni rumore, voce, ecc. a scuola.

  7. L’ha ribloggato su tnt54e ha commentato:
    Add your thoughts here… (optional)

  8. Grazie Claude :) La parola con punto di domanda è commisTioni

  9. Grazie Claude (e al prof. che stupisce sempre per la sua pacatezza movimentata), chissà se un giorno diventerò brava solo un poco come te…:-)

  10. Ciao Antonella

    Da quel che stai scrivendo nel tuo blog,stai andando proprio forte! Penso in particolare alla tua lista in http://lab13adec.wordpress.com/2013/04/29/un-mosaico-di-energia/ .

    Quanto a sottotitolare, con un’applicazione apposita,è facile. Nel percorso #linf12, quando Andreas aveva aggiunto http://iamarf.org/2013/02/02/una-piccola-introduzione-alla-nuvola-linf12/ , alcuni partecipanti trovavano i video difficili. Allora ho proposto di sottotitolarli per capirli meglio. Ci sono state tre volontarie, tutte e tre senza previa esperienza di sottotitolazione. Io ho messo su un pad Piratepad qualche spiegazione in italiano su Amara.org, un’applicazione web di sottotitolazione, perché non è ancora tradotta in italiano, ma poi loro hanno fatto tutto da sole, in pochissimo tempo.

    Quindi non è complicato usare un’applicazione di sottotitolazione del genere. Poi se soltanto per trascrivere, ti risparmi tutta la parte di sincronizzazione dei sottotitoli”.

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Audiopost

Andreas oggi ha pubblicato nel blog un audiopost. Bell’idea!

E’ possibile registrare un messaggio, magari nel momento stesso in cui lo si pensa, utilizzando lo smart phone o altro e salvarlo in Dropbox. Successivamente si può recuperare il file e postarlo nel blog. 🙂

Le registrazioni sono state fondamentali durante il mio percorso di studentessa perché potevo seguire le lezioni o fare altro.

Ho parlato del mezzo, ovvero dell’audiopost, ma è molto interessante anche il “messaggio”. Si parla del caos, magma da cui nasce l’ordine. Basta leggere i commenti al post per imparare molto.

 

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Archiviato in Comunicazione, Educazione, Formazione, Nuove tecnologie

Media e Information literacy: nuova definizione dell’IFLA

Riporto interamente le raccomandazioni IFLA e la definizione aggiornata di information literacy parte integrante della media literacy (consultato il 29/03/2012)

IFLA Media and Information Literacy Recommendations

In order to survive and develop, make decisions, and solve problems in every facet of life – personal, social, educational, and professional, individuals, communities, and nations need information about themselves as well as their physical and their social environments. This information is available via three processes: observation and experimentation, conversation (with other persons), and consultation (with memory institutions). The competence to do this effectively and efficiently is called Media and Information Literacy.

Media and Information Literacy consists of the knowledge, the attitudes, and the sum of the skills needed to know when and what information is needed; where and how to obtain that information; how to evaluate it critically and organise it once it is found; and how to use it in an ethical way. The concept extends beyond communication and information technologies to encompass learning, critical thinking, and interpretative skills across and beyond professional and educational boundaries. Media and Information Literacy includes all types of information resources: oral, print, and digital.

Media and Information Literacy is a basic human right in an increasingly digital, interdependent, and global world, and promotes greater social inclusion. It can bridge the gap between the information rich and the information poor. Media and Information Literacy empowers and endows individuals with knowledge of the functions of the media and information systems and the conditions under which these functions are performed. Media and Information Literacy is closely related to Lifelong Learning. Lifelong Learning enables individuals, communities, and nations to attain their goals and to take advantage of emerging opportunities in the evolving global environment for the shared benefit of all individuals, not just a few. It assists them and their institutions and organisations to meet their technological, economic, and social challenges, to redress disadvantages, and to advance every individual’s well-being.

Under the umbrella of the developing information/knowledge society at all levels – local, regional, national, and international, we urge governments and intergovernmental organizations as well as private institutions and organisations to pursue policies and programs that advocate for and promote Media and Information Literacy and Lifelong Learning for all. In so doing, they will provide the vital foundation for fulfilling the goals of the United Nations Millennium Declaration and the World Summit on the Information Society.

In particular, IFLA recommends that governments and organisations to do the following:

  • Commission research on the state of Media and Information Literacy and produce reports, using the Media and Information Literacy indicators as a base, so that experts, educators, and practitioners are able to design effective initiatives;
  • Support professional development for education, library, information, archive, and health and human services personnel in the principles and practices of Media and Information Literacy and Lifelong Learning;
  • Embed Media and Information Literacy education in all Lifelong Learning curricula;
  • Recognise Media and Information Literacy and Lifelong Learning as key elements for the development of generic capabilities which must be demonstrated for accreditation of all education and training programs;
  • Include Media and Information Literacy in the core and continuing education of information professionals, educators, economic and government policymakers and administrators, as well as in the practice of advisors to the business, industry and agriculture sectors;
  • Implement Media and Information Literacy programs to increase the employability and entrepreneurial capacities of women and disadvantaged groups, including migrants, the underemployed and the unemployed; and,
  • Support thematic meetings which will facilitate the acquisition of Media and Information and Lifelong Learning strategies within specific regions, sectors, and population groups.

Endorsed by the Governing Board of IFLA, at its meeting in Den Haag, The Netherlands, 7 December 2011

“Media and Information Literacy consists of the knowledge, the attitudes, and the sum of the skills needed to know when and what information is needed; where and how to obtain that information; how to evaluate it critically and organise it once it is found; and how to use it in an ethical way. The concept extends beyond communication and information technologies to encompass learning, critical thinking, and interpretative skills across and beyond professional and educational boundaries. Media and Information Literacy includes all types of information resources: oral, print, and digital.”

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Archiviato in information literacy, Media Literacy

Cultura partecipativa della rete

Libraries as Communally Constructed Sites of Participatory Culture: Composing Narratives of Participatory Literacy

Presentazione di Buffy J. alla Hamilton Massachusetts School Library Association Conference

buffy.hamilton@gmail.com

http://theunquietlibrarian.wordpress.com

http://buffyjhamilton.wordpress.com

Twitter:@buffyjhamilton

The Unquiet Librarian http://theunquietlibrarian.wordpress.com/category/participatorylibrarianshipandlearning/

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Archiviato in Biblioteche, Comunicazione, Educazione, Formazione, information literacy

Annamaria Tammaro intervista David Lankes autore di “The Atlas of New Librarianship”

A cura di Colaboratorio Digitale

Interview to R. David Lankes, author of “The Atlas of New Librarianship” from Colaboratorio Digitale on Vimeo.

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Archiviato in Biblioteche, Formazione

USA, online le immagini dei tesori di Yale

di  Cristina Sciannamblo                                 Pubblicato in Punto informatico, 20 maggio 2011

<http://punto-informatico.it/3166023/PI/News/usa-online-immagini-dei-tesori-yale.aspx&gt;

Il prestigioso ateneo statunitense ha avviato la digitalizzazione delle opere presenti nella propria biblioteca. Accesso gratuito per la condivisione della conoscenza. E in Michigan si lavora sulle opere orfane

Roma – Il tesoro artistico di uno dei più prestigiosi templi della cultura mondiale è ora disponibile sotto forma digitale. L’università di Yale ha realizzato la digitalizzazione in alta risoluzione del proprio patrimonio bibliotecario che sarà accessibile gratuitamente.

Si è partiti con la digitalizzazione di 250mila immagini a cui ne seguiranno molte altre. La collezione include un piccolo stelo di calcare con inscrizioni geroglifiche appartenente al Peabody Museum of Natural History, lo spartito originale di una sonata scritta a mano da Mozart, un bracciale giavanese in oro realizzato a mano proveniente dalla collezione indo-pacifica della Yale University Art Gallery e, infine, un acquerello disegnato da William Blake.

Con questa iniziativa, Yale diventa il primo ateneo appartenente alla stellare Ivy League a pubblicare e rendere accessibile gratuitamente la propria collezione artistica. L’intento del progetto, infatti, è proprio quello di condividere e distribuire la conoscenza di pezzi fino a ora conosciuti da pochi.

Merito della nuova politica universitaria, secondo Meg Bellinger, a capo del Yale Office of Digital Assets and Infrastructure (ODAI), per la quale la politica dell’accesso aperto permette di sfruttare il potenziale delle tecnologie digitali di cui è provvisto il network universitario, in favore della cultura, l’uso e il riuso creativo delle opere a disposizione.

Secondo i coordinatori del progetto, l’opera di digitalizzazione ha richiesto molti anni prima di essere portata a termine, ma i vantaggi rivoluzioneranno il modo in cui le persone ricercheranno e si relazioneranno agli oggetti culturali. Amy Meyers, direttore del Yale Center for British Art, si augura che altre istituzioni universitarie statunitensi e internazionali possano recepire positivamente l’esempio.

Come la biblioteca dell’Università del Michigan, che, dal canto suo, sta per lanciare un progetto teso all’identificazione delle opere orfane presenti nella collezione della HathiTrust Digital Library. La maggior parte delle opere custodite (73 per cento) sarebbe coperta dal diritto d’autore, ma parte di queste risulta essere orfana ossia di paternità di autori sconosciuti o non localizzati. L’operazione ha una valenza più che altro pratica dal momento che la mancanza di dati concreti sui documenti bibliotecari impedisce di creare un regolamento che definisca le condizioni di accesso.

Cristina Sciannamblo

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Archiviato in Biblioteca digitale

Valutazione della ricerca – Servizio assistenza presso la Biblioteca Biomedica di Firenze

La Biblioteca Biomedica svolge un servizio di assistenza alla valutazione delle ricerca scientifica, rivolto a docenti, ricercatori, dottorandi, specializzandi, medici ospedalieri e a chiunque altro sia coinvolto nel reperimento delle informazioni necessarie al processo di valutazione, appartenenti all’Ateneo fiorentino o alle Aziende ospedaliere convenzionate.
Può essere richiesto sia da un singolo utente che da un dipartimento o da un’unità complessa.

In particolare, la Biblioteca offre assistenza nel recupero degli indicatori bibliometrici spesso richiesti a corredo delle bibliografie e dei CV necessari non solo per la valutazione interna, ma anche per la partecipazione a bandi di gara per progetti di ricerca.
Tra questi:

Impact Factor, compreso IF totale e IF normalizzato per gli articoli post 1996

Citation Index, da Web of Science, Scopus e Google Scholar

H-index o Indice di Hirsch, da Web of Science, Scopus e Google Scholar.

Il servizio è disponibile nelle seguenti modalità:

1. Via e-mail, scrivendo all’indirizzo biomedica.ricercaatsba.unifi.it

2. In presenza anche presso il dipartimento o la sede del singolo richiedente, previo appuntamento,
contattando la responsabile del servizio Dott.ssa Tessa Piazzini (tessa.piazziniunifi.it ; tel: 0554598044)

Esiste inoltre la possibilità di organizzare su richiesta brevi corsi sul reperimento di tali indicatori.

Per chi preferisse muoversi autonomamente, ricordiamo che nella sezione Guide e Tutorial del nostro sito sono disponibili delle guide, liberamente consultabili e scaricabili in formato pdf, che spiegano passo passo come recuperare tali indicatori bibliometrici nelle varie banche dati.

Stampa la notizia: Servizio assistenza alla valutazione della ricerca della Biblioteca Biomedica

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Ebook Lab Italia

EBook Lab Italia Convegno di Rimini 3-5 marzo 2011

Sono disponibili i video degli interventi

http://www.ebooklabitalia.com/programma/video/

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Google Ricerche in Tempo reale

FONTE: Testo di Laura Benedetti, pubblicato il 29 agosto 2010 su

<http://notebookitalia.it/google-ricerca-in-tempo-reale-9160&gt;

Con questa funzionalità lanciata giovedì scorso e denominata Google Ricerca in Tempo Reale, il gigante del Web tenta di rispondere ad un progetto simile di Microsoft con il suo motore Bing. Il servizio, accessibile in 40 lingue attraverso questa pagina, propone agli utenti di seguire in modo immediato (minuto per minuto) le reazioni del Web su un determinato argomento. Un’opzione, disponibile in inglese, spagnolo, giapponese e russo, permette diillustrare le conversazioni tra internauti su un tema preciso.

Un’altra funzionalità, sempre ristretta ad alcune lingue, propone di determinare le discussioni in funzione della zona geografica. Questo servizio dovrebbe permettere ad esempio alle aziende cinematografiche di misurare il successo di un film al suo debutto, o ad una società di studiare l’opinione pubblica su un determinato prodotto. Google non prevede al momento di vendere gli spazi pubblicitari sulla pagina dedicata alla ricerca in tempo reale, che sarà anche accessibile a partire da una pagina di risultati classica.

“E’ difficile conoscere il parere della gente istantaneamente”, spiega Dylan Casey, responsabile del prodotto. “La ricerca in tempo reale è una funzionalità centrale del motore di ricerca Google”. Il gruppo di Mountain View ha deciso di dissociare questo nuovo servizio dal motore di ricerca tradizionale, dopo che uno studio ha mostrato che un grosso numero di utenti desidera restringere le proprie ricerche online ai soli risultati in tempo reale.

“Solo il contenuto disponibile pubblicamente sul Web sarà pubblicato”, ha sottolineato Dylan Casey parlando dei rischi che questo servizio potrebbe comportare per la privacy degli utenti. Lo scorso ottobre, Microsoft aveva stretto accordi per accedere in tempo reale ai dati dei social network Twitter e Facebook, per migliorare il suo motore di ricerca Bing.

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